venerdì 28 ottobre 2011

BRASCA & MADNESS CONDURRANNO "HIP HOP STREAM"


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mercoledì 26 ottobre 2011

RapManiacZ intervista Lord Madness






Bra: cominciamo dalle tue prime esperienze al microfono, tutte in gruppo; dai Codice Personale ai DEFCODE, fino a Gli Inquilini, qual è la differenza tra una carriera solista e l'affiliazione ad un collettivo e come nasce l'esigenza di tentare percorsi esclusivamente propri?
Lord Madness: le differenze sono fin troppe. Quando sei in un gruppo gli spazi sono ridotti e non parlo solo di spazi all'interno di un pezzo, ma anche di spazi espressivi, non puoi decidere te tutti gli argomenti ed è assai complicato essere autobiografici, visto che si è in tanti. Ecco, questa è sicuramente una delle motivazioni che mi ha portato ad una scelta solista. Anche se non ci fosse stato nessun beef personale avrei comunque preso questa strada. Da soli è più difficile ma è più gratificante. Il palco è mio, il disco è mio, i fan sono miei e gli haters pure!

B: rispetto al Rap, invece, quando ne sei stato folgorato e quali sono state le prime difficoltà incontrate?
LM: mi avvicinai al Rap con un disco che credo conosciate molto bene: "Bigger And Deffer" di LL Cool J, anche se precedentemente il primo vago contatto ci fu con Jovanotti e il suo "Jovanotti for president". Ero proprio un bamboccio ancora senza gusto, visto che pensavo che MC Hammer fosse un grande almeno quanto i De La Soul o i Public Enemy, so che suona come una bestemmia ma mettetevi nei miei pannolini! Cosa volevate che ne capissi... La fortuna è stata scoprire l'Hip-Hop da molto giovane e in un periodo comunque molto importante per la crescita di questo genere. Inizialmente non credevo esistesse il Rap in italiano, invece gli Articolo 31 e poco dopo i Sangue Misto fecero luce in mezzo al buio, pensai che allora anch'io potevo scrivere delle cose e che da qualche parte ci sarebbero stati altri matti infoiati come me nel Rap. Le difficoltà, seppure tali, erano anche un modo per sentirmi vivo e combattivo, non era facile stringere legami. Come anno ti parlo del 1996; era difficile salire su un palco, trovare le strumentali, ma era stupendo lo stesso, ad ogni jam c'era il cypher finale ed io volevo sempre strappare il microfono a qualcuno per poter dimostrare. Mi registravo cassettine a casa e seguivo fedelmente quello che Aelle mi diceva. Si respirava un'altra aria, non c'era internet soprattutto, che sicuramente ne ha guastato lo spirito. Posso dirvi una cosa? Quelle non erano difficoltà, quello era come 'sta cosa doveva continuare, la vera merda c'è ora, tutti sono artisti e tutti sono haters (leggi coglioni), chiunque, anche senza conoscenza di niente, s'improvvisa rapper, tanto che cazzo ci vuole? Scarichi una base su qualche sito, poi registri e metti su youtube, non si sa mai che fai views e ti fai notare da qualcuno. Poi 'sti cazzi se il Rap che si fa è più elementare di una lezione d'italiano ad un ragazzino di 8 anni, tanto è quello che piace al pubblico dei più giovani. Ma tutto questo è Hip-Hop? Davvero youtube può dirci se un'artista ha talento? Mi sembra una gara a chi fa meglio le veci di un pagliaccio, poi non so, perché come parli sbagli qua.

B: se ti chiedessi i nomi di tre mc's (italiani o non) che, per ragioni differenti, hanno senz'altro influenzato il tuo modo di approcciare la scrittura, chi citeresti?
LM: be', con il numero tre mi restringi molto il range devo dire... Cerco di attenermi però. Ti direi Eminem e Redman come rapper d'oltreoceano. Loro si combattono il primo e il secondo posto nel mio cuore. La loro lirica è sempre stata provocatoria, bipolare ed estrema. Direi che le suddette caratteristiche le ritrovo nel mio ego, indi per cui... Poi ti direi Kento come mc italiano. Può sembrare paradossale, perché il suo stile è totalmente opposto al mio, ma comunque sia guardo a lui come un grande scrittore, tra i pochi che mi impressionano ogni volta che li ascolto. La tua domanda era sulle influenze in effetti, che non significa copiare, posso essere me stesso al cento per cento però guardare certi artisti come il punto massimo di un certo tipo di scrittura. Se mi permetti ne aggiungerei un altro, che è Jax, per me certe cose fatte da lui sono state spettacolari, è difficilissimo essere descrittivi nello storytelling come lo era lui anche negli argomenti più facili.

Riccardo Orlandi: spesso, girando in rete, si trovano commenti e pareri che sminuiscono il cosiddetto Rap tecnico, cioè quello che fa leva principalmente su metriche e rime ricercate. Cosa rispondi a questo genere di ascoltatori e cosa consigli ai rapper emergenti?
LM: un mio amico dice sempre che prima di valutare la critica in sé bisogna sempre vedere da chi arriva. Chi si cela dietro una critica del genere? Forse un rapper che vorrebbe avere skills al microfono ma essendo poco dotato si rifugia in un Rap di contenuti ma sconclusionato a livello tecnico e quindi deve ergersi a paladino della giustizia reppusa e dire a tutti cosa è giusto fare e cosa sarebbe facile. Io questo non lo so, però 'sta cazzata mi puzza abbastanza di sfiga. Io non vado distribuendo pillole di saggezza in giro, anche perché com'è giusto che sia ognuno lo fa nel proprio modo, ma credo che una componente tecnica un minimo ci debba essere, nel Rap come in qualsiasi forma artistica. Questi poveracci levano tra l'altro dignità a questa cosa. Io non ho mai sentito dire che un cantante può stonare o che un pittore può scarabocchiare e l'importante è che esprima qualcosa. Se un bel testo, anche di denuncia sociale, vuoi che arrivi, deve avere metrica, voce, ecc... Insomma, le componenti servono, sennò oh, vai a fare il poeta, almeno ti leggono ma non ti sentono. Anche il ruolo di ghostwriter non sarebbe male se si è bravi a scrivere ma un po' meno a reppare. Ma poi che se la prendano con Busta Rhymes, che vogliono da Madness? Sono d'accordo sul fatto che l'equilibrio è lo zenit artistico, un bel testo e un bel flow e ciao. Al rapper emergente direi hai due scelte: farti amicizie per emergere o rimanere dove sei ma poterti guardare allo specchio… A te la scelta!

B: "Suicidio" è stato accolto in maniera a dir poco positiva dal pubblico di settore, vorrei sapere se ti aspettavi un apprezzamento così generalizzato e che tipo di riscontro hai avuto all'esterno della realtà Hip-Hop.
LM: il disco ha avuto apprezzamenti molto positivi, alcuni inaspettati come il secondo posto come disco dell'anno su Moodmagazine. Ma non solo. Le tante recensioni uscite, i passaggi in qualsiasi trasmissione radiofonica Hip-Hop e le copie vendute sono un indice di gradimento molto alto. Apprezzato un po' meno da certi rapper, è sempre difficoltoso scoprire che c'è uno più bravo di te... Eh-eh-eh-eh, scherzo naturalmente. Il mio procurer Peight m'ha detto una cosa che mi ha lusingato e allo stesso tempo fatto riflettere, lui dice che se il mio "Suicidio" fosse uscito qualche anno fa, di certo avrei campato di rendita col primo disco com'è successo ad altri. Io questo non lo so, perché filosofeggiare sui casi della vita mi fa venire l'emicrania, però sono certo che se il disco fosse uscito nel periodo in cui stavo ancora ne Gli Inquilini avrebbe fatto un botto più pesante. Congetture comunque. Al di fuori dell'ambito Hip-Hop questo disco non c'è andato molto ma ha aperto certe porte e ha costruito le basi per qualcosa di più grande, poi starà a me aggiungere mattoni e decidere l'architettura del palazzo, ma qualsiasi cosa farò dopo, "Suicidio" resterà un tassello fondamentale per la mia crescita artistica.

RO: e a proposito del tuo prossimo progetto, "Suicidio fallito", potresti anticiparci qualcosa? Ci saranno delle differenze radicali rispetto al lavoro precedente o dobbiamo aspettarci un album sulla stessa falsariga?
LM: non mi piace battere sugli stessi tasti e credo che un disco sia una fotografia di quello che vivi, ora la mia vita è cambiata, ho più rabbia, ho più lacrime versate, meno persone accanto, meno soldi e meno chiarezza sul mio futuro, ma ho anche molta più forza combattiva e decisione. Non posso non tenere conto di tutto questo. Il concept di "Suicidio fallito" sarà un po' come Bushwick Bill posseduto dal Demonio che ingoia un acido. Metterò in evidenza la mia parte peggiore per far capire qual è la mia parte migliore, quella che agisce male perché stanca di soffrire. Sarà più autobiografico e per niente autocelebrativo. Il mio gusto si è anche allargato, quindi ci saranno diversi flavours di beat, ovvero più producers, anche se Peight curerà circa la metà delle basi.





RO: anche la collaborazione con Brain dei Fuoco Negli Occhi è attesa da tutto il pubblico Hip-Hop della penisola, com'è nata l'idea di realizzare un disco assieme e come si è svolto il tutto?
LM: con Brain è stato tutto molto naturale. So che dire così non significa dire un cazzo, però è vero. Da un paio di reciproci complimenti s'è passato a fare un pezzo insieme. Ci siamo trovati molto bene e anche le nostre capocce mostravano affinità. Siamo diversi io e lui, sia nel gusto che nella forma, ma è proprio questa la forza dello psyco-mad duo, nelle diversità troviamo un equilibrio che alle volte è magia. Ora non vorrei autorecensire un progetto ancor prima della sua uscita, perché non sta a me dire ma sta a me fare. Anticipazioni ne do poche perché sennò Brain non mi fa più la pasta al burro, quindi mi limiterò a dire che il disco si chiamerà "Il settimo cerchio LP" e ha come base ispirativa il cerchio dei violenti nell'Inferno dantesco, ma tutto sarà più che reale e per così dire terreno. Sorry, mi scordavo di dire che chi non crede nelle potenzialità del duo manca del testicolo destro ed ha il testicolo sinistro di dimensione inferiore a quella di una nocciolina.


RO: spesso ho letto del tuo scarso interesse (per essere eufemistici) riguardo alla piega che sta prendendo l'Hip-Hop a livello di suoni. Qual è la tua idea di evoluzione in merito?
LM: dipende sempre che suoni, ok la House piace tanto alla figa ma dipende anche di che House si tratta e chi ci reppa sopra. Le robe a buon mercato per avere 2 grammi di bimbiminchioni in più come pubblico mi fanno cagare più del cappuccino e la sigaretta mattiniera. Amo Tyler The Creator, il suono G-Unit che mi accompagna ogni giorno in macchina, Kanye West è un grande musicista e Arab Muzic è un genio. In tutto questo, mai scordarsi di quello che ancora esce targato J-Dilla. "Suicidio fallito" avrà dalla sua un sound molto vario, sono molto soddisfatto dei beat raccolti fin'ora.


RO: se parliamo di mcing il discorso è simile, immagino. Come dicevi, disapprovi chi dimentica che la tecnica è la base di ogni buon testo, ma, in quanto a temi, quale pensi sia la strada da percorrere? Credi che l'autobiografismo sia una scelta sempre vincente o preferiresti una scrittura più orientata a narrazioni di fantasia e a puri sfoggi di stile?
LM: come sopra, credo che provare a mettere tutti gli ingredienti nel giusto dosaggio sia la cosa migliore, alle volte puoi essere più diretto, altre più metaforico, puoi scrivere di stile o di contenuto, queste sono scelte tutte rispettabilissime. Mi sono reso conto che per fare qualcosa che duri nel tempo c'è bisogno di cuore, ma tutti gli elementi devono stare al loro posto. Il flow e il concept. Bisogna fare bella musica ed io risentendomi devo sia emozionarmi come anche piacere nel modo in cui ho reppato il pezzo.


RO: a questo proposito, nel tuo disco troviamo pezzi visceralmente autobiografici. Mi rendo conto che vadano a toccare esperienze - penso anche soltanto agli attacchi di panico - non molto semplici da esternare ad un pubblico di sconosciuti, ma la decisione di scrivere testi di tale portata è stata difficile? O forse si è rivelata in parte terapeutica?
LM: che difficile, anzi, tutto il contrario. Ho solo fatto parlare più l'addome che le corde vocali. "Suicidio fallito" avrà più parti autobiografiche, il Rap è un genere autobiografico. Anche quando dici stile forse, se si sa leggere tra le righe, si può capire altro, questo significa che anche in un pezzo di semplice intrattenimento si possono carpire dei lati caratteriali della persona. Non ho pensato al pubblico al quale mi rivolgevo, ho solo scritto quello che sentivo, tutto qua. Certi pezzi non li so proprio fare a tavolino, vengono da sé, non ci può essere niente di artificioso dietro. Molti che sentono possono non capire o anche prendersi a male, è comprensibile quando il contenuto è così personale. Tra l'altro, in genere la gente non vuole la verità, questa cosa del keep it real appartiene al passato da quello che vedo ed è oramai una leggenda. Se veramente ci fosse verità sai quanti rapper dovrebbero dire che il proprio conto in banca è pieno, che non hanno problemi di nessun tipo, che vivono coi soldi dei genitori e che la strada non la vedono nemmeno dalla finestra? Invece è l'opposto, qua è una lamentela continua, tutti sono presi male con vite difficili, sono di strada, sono cazzuti ecc... Una vera pallonata sui coglioni direi. Ma purtroppo fingere è sempre più facile di dire la verità, che alle volte è assai noiosa. La mia verità è che non vorrei questa verità eppure sorrido, ma c'è dietro sempre della insana dose di ironia.


RO: tornando a "Suicidio", in "La mia cultura piange" dai senza mezzi termini il tuo parere sulla scena italiana. La tua valutazione è davvero così drastica? Non vedi un potenziale, delle capacità, una possibilità di cambiamento? La fine è davvero riassumibile, inevitabilmente, nel tuo verso <<volevate il mainstream? Ecco il risultato!>>?
LM: ma certo che vedo un potenziale, non penserai che io sono l'unico buono, bravo e simpatico! C'è tantissimo potenziale, solo che i talenti non riescono ad emergere. Sia chiaro, ora sto parlando da ascoltatore e da ascoltatore ti dico che c'è gente bravissima che non arriva a mille views sul tubo, non suona mai proprio perché nessuno la chiama a suonare e non ha supporto alcuno. Il potenziale c'è, ma senza nessuno che lo spinge è un potenziale inespresso. Della serie: tutti si fanno i cazzi propri. Avrebbe più senso se qualcuno non parlasse di Hip-Hop perché questa mentalità non lo è.





RO: un mio dubbio personale. Tu, come tanti altri rapper, fai parte di una sorta di zoccolo duro, radicalmente fedele a un modo di fare Rap che affonda le radici nella tradizione. La posizione può essere ammirevole e, effettivamente, ha dei grandi vantaggi in termini di qualità dei dischi prodotti, ma non credi che si corra il forte rischio di fossilizzarsi su stili che appartengono al passato, ignorando le possibilità evolutive possedute da questo mezzo?
LM: hai ragione, ma tieni conto che questo è anche il mio primo disco e volevo fosse così con i suoi pregi e i suoi difetti. "Suicidio" è un sfogo di chi non glie ne fotteva un cazzo di tanti bei discorsi, ma è anche solo un tassello del mosaico, una base di partenza, non un punto di arrivo o un livello su cui mantenersi.


B: spesso (intervistandoli) ho notato che molti mc's non reputano così essenziale tenersi aggiornati su tutte le ultime uscite Hip-Hop, al contrario preferiscono coltivare gusti musicali anche di altro tipo. Tu da che parte stai e da cosa ti lasci ispirare? Ti ritieni ancora oggi un fan?
LM: oh, io sono super fan, compro paccate di dischi, non necessariamente del presente, ma fondamentalmente se entro nel mio negozio di fiducia prendo dal Rap anni '80 fino all'artista del momento e tra l'alto sento tutti i rappers italiani, anche il pischelletto sconosciutissimo che mi posta i pezzi su facebook. C'è gente che sorprende alle volte, magari m'è capitato di pensare ma questo da dov'è uscito? Spacca! Inoltre penso che l'Hip-Hop è tenuto in vita dai super sconosciuti che lo fanno per passione, perché ci mettono cuore ancor prima che testa. Ho capito anche che se voglio che la gente mi ascolti, devo saper ascoltare la gente.


B: se l'Hip-Hop non fosse mai esistito, come avresti passato gli ultimi quindici anni e chi saresti ora?
LM: se l'Hip-Hop non fosse mai esistito l'avrei probabilmente creato io per trovare uno sfogo e un motivo per cui sopravvivere.


B: domanda conclusiva di rito, ma non troppo. Sei in una fase di, chiamiamola così, iper-produzione: cosa ti aspetti da queste nuove prove, cosa cerchi ancora dal Rap e a che punto del percorso ti vedi?
LM: mi dovrete sopportare ancora per molto direi, sono all'inizio del mio percorso. Non so cosa aspettarmi e per scaramanzia a cosa vorrei arrivare non te lo dico... Eh-eh-eh... Posso dirti solo che vorrei fare qualcosa che rimanga nella storia.


RMZ: grazie per la disponibilità.
LM: rispetto per tutti maniaci del Rap... Like me!

giovedì 15 settembre 2011

ZAPPING CON LORD MADNESS by RapBurger



Zapping è una rubrica di racconti e immagini. Un misto tra una chiacchierata guardando distrattamente la TV e un test psicologico. Ad ogni frame è collegata un’ opinione, ad ogni cambio di canale corrisponde un pensiero spontaneo.
Il rapper romano Lord Madness è il primo ospite di questa rubrica, sentiamo i suoi link mentali dove l’hanno portato, entriamo nel suo viaggio.







Lord Madness: Tavor da un grammo, please! Metti stia scrivendo e mi cascasse il portatile dalle gambe, magari il monitor si rompesse. Quanto credi possa resistere senza tirare un cazzotto al muro? Ok, questa era un po’ per tutti, alla fine a chiunque salterebbero i nervi. Te ne dico un’ altra. Giornata tranquilla, in un momento inaspettato arriva lei, la temibile crisi di panico. Se vuoi ti descrivo i sintomi, ma alla fine basta dire che è una delle robe più pesanti che ci sono. Ti senti morire, vuoi che quel malessere finisca al più presto. Non sei tentato? La scatolina è là, un bicchiere d’acqua ce la farai a riempirlo, no? A parte qualche difficoltà a deglutire, la calma era dietro l’angolo anzi, dentro il cassetto. Amore e odio? Fonderei le due parole e ne farei una: necessità. E’ una necessità che va a periodi, ma non vorrei ammazzare qualcuno solo perchè mi rode il culo, tra l’altro sono esile e buono, quindi sono più pericoloso di uno grosso e cattivo.




Lord Madness: Oh no, ti prego, il Kebab no! Sono un pasticcione, mi cascano pezzi di carne e le mie magliette bianche si tingono di ogni salsa, poi mi fa male lo stomaco e vomito in pubblico. Sì, direi meglio la pizza, una boscaiola preferibilmente. Anche se poi questa sarebbe un ripiego, perchè in quel momento non c è il vero amore della mia vita, l’ amatriciana. Potrei mangiare fino a scoppiare, anzi diffidate da chi ci mette pancietta e non guanciale.






Lord Madness: Vediamo se ricordo correttamente la rima… ecco faceva così: “Se il bboy dell’ultim’ora parla non lo sa, che io sono suo papà…”. Mi riconosco in  questo verso, quando non pensavo che il rap italiano esistesse mi capitò di vedere un video degli Articolo 31, loro furono la prima realtà nostrana della quale venni a conoscenza, parlo del 1994. Ho trovato spesso ingiustificato l’accanimento verso di loro, in primis perchè non potevi negare il grande talento e il forte impatto comunicativo che avevano sulla gente, secondo fare pezzi, per così dire, “radio friendly” non è poi così facile, se lo fosse sai quanti artisti underground vedresti fare hit? L’ipocrisia non l’ho mai digerita. Imputavano ad Ax e Jad di essere il male. Cosa? Il male? Quante teste hanno mosso? Quanti sono diventati amanti dell hiphop dopo aver scoperto loro? Tutto può piacere o meno, per carità, possiamo anche fare tavole rotonde per discutere di certe scelte, ma alla fine ‘sti cazzi, no? Ax ha sempre parlato di strada senza sbandierare spocchia, cosa che ora si fa per ottenere più consensi, tra l’altro è facile giudicare quando si hanno soldi e vita agiata, chi viene dal basso quei soldi li vuole fare, se ne ha la possibilità, con quello che gli piace. Meglio prima o dopo alla fine non è questo che mi interessa sottolineare. Un po’ come con Fibra, ci si dimentica spesso del valore artistico per dare giudizi sull’ etichettà, sulla scelta delle basi ecc… ma c’è chi ha fatto la storia quando molti altri non avevano nemmeno cominciato, me compreso. La cosa che alla fine fa strano è che ora vengano rivalutati questi artisti, senza poi conoscerli a fondo. Ma come? nei ’90 eri una merda se vendevi i dischi e ora sei una merda se non li vendi? Le idee fanno capovolte e tripli carpiati, ma valutate in base a ciò che sentite non in base a ciò che vi hanno detto o altre stronzate simili. In conclusione, questo artista vende? Sì? No? Ma ‘sti cazzi! Non è meglio rispettarlo in base alle sue qualità?




Lord Madness: Facciamo finta che io sia il giudice. Immaginiamoci di essere in un tribunale. “Silenzio in sala per favore! Siamo qui per giudicare il signor Anonimo Coglione. Prego Coglione si segga. Lei è accusato di aver scrtitto il proprio nome sul Colosseo, cosa ha da dire in sua discolpa?” A quel punto l’Anonimo Coglione risponderebbe  : “Signor Madness Giudice, io faccio parte di un movimento artistico chiamato Writing, un writer scrive ovunque il proprio nome, è come una testimoniaza del suo passaggio, non ho commesso nessun atto vandalico”. Io, giudice, avrei detto così: ” Mi dispiace imputato Coglione,  il Writing è un’ altra cosa, è arte, ma lei ha dimostrato di non farne parte davvero del movimento, un vero artista, che sia di strada o meno, sa ripettare l’arte altrui, specie se ha grande valore storico. Lei è condannato! La condanna è chiedere umilmente perdono per aver abusato della parola Writing…” . L’anonimo Coglione avrebbe sorriso e tirato un sospiro di sollievo. “…ora porga la mano con la quale ha commesso il fatto, non abbia paura, la porga qua su banco, ecco così… cancelliere mi passi l’accetta”.




Lord Madness: Oh oh qualsiasi cosa dico può essere usata contro di me vero? Della serie “Madness è un invidioso”, “Madness  rosica del successo altrui”, “Madness scrive cose senza senso, ecco perchè non ha successo” etc. Però qualcosa va detto. Madness si fa un culo che nemmeno immaginano, scrive di notte, scrive sul lavoro, pensa al modo per lui migliore di gestire la voce e sperimenta nuove metriche perchè non si accontenta mai. Madness ama l’evoluzione ed è sempre autocritico. Madness se fa un video di 100 euro di più fa la fame per 10 giorni, stringe la cinta. Madness non può permettersi cose che altri possono permettersi. Purtroppo Madness è anche un povero idiota che credeva che per avere riscontri bisognasse possedere elementi meno materiali dei soldi. Madness non ha i soldi per fare più soldi. In definitva l’acqua va al mare, dove c’è siccità si può provare a farci arrivare due goccie in più, ma da ‘ste parti piove poco. Madness sta preparando due acquazzoni, uno più grosso dell’altro. Il primo si chiama Il Settimo Cerchio, con la nuvola di nome Brain, e il secondo è terremoto acquazzone e tifone allo stesso tempo e si chiama Suicidio Fallito.




Lord Madness: L’abitudine fa l’uomo cappellaio. Il cappello è proprio il mio indumento preferito, anche LLCool J non lo toglie mai, e lui è un mito. Vorrei milioni di cappelli, milioni di scarpe, milioni di felpe, di pantaloni e anche i denti d’oro e la capezza coatta con sopra il mio nome! Torniamo sulla terra? Rubo dalla cassa quando mi va bene e compro da Foot Locker quello che, in base al cash, posso prendermi. Le giacchette adidas mi spaccano, comunque sia, “mercatino rappresenta” e street life.

martedì 3 maggio 2011

Moodmagazine, il numero 7 intervista a Lord Madness


“Suicidio” fuori da settembre 2010 è il primo album ufficiale del
Lord più pazzo d’Italia. Un trionfo di rime e tecnica che innalza
la bandiera, se c’è, dell’hip hop italiano. Madness dimostra
con quest’album che il cammino intrapreso più di dieci anni
fa è stato proficuo, la sua maturità artistica e professionale
sono oramai d’un certo spessore. Breve chiacchierata con lui,
parlando della sua nuova carriera solista, del suo Suicidio, di
quello –probabilmente- fallito e dei suoi progetti futuri.
++ Sono passati quindici anni dalle tue prime auto produzioni,
eppure solo nel 2010 esce il primo disco solista ufficiale.
Sintomo che il tuo fare è guidato da un amore profondo verso
l’hip hop più che ad un desiderio soggettivo di voler emergere.
Spiegaci, anzitutto, cosa ti ha spinto a lasciare Gli Inquilini
e cosa loro hanno lasciato te, anche se da quel momento la
strada intrapresa è stata differente.
Credo fermamente che la passione sia la base di qualsiasi forma artistica e
laddove non ce ne fosse, è evidente che si partirebbe col piede sbagliato
e ci si approccerebbe all’arte in maniera distorta. Soprattutto nel rap, o c
è passione oppure meglio starne fuori, perché non è pop music, è musica
di nicchia e difficilmente avrai riflettori puntati, a meno che non sei più
“personaggio” che “artista”, ma questo è un altro discorso. Poi è normale...
si cresce in ciò che si fa e se l’audience aumenta, di conseguenza aumenta
anche la voglia di emergere, gli ego-tripping sono parte integrante del
rapper, ma comunque è una questione soggettiva.
A parte le vicende personali, che preferirei tralasciare, ho scelto di
abbandonare “il condominio” perché ho avvertito personalmente l’esigenza
d’esprimermi a 360 gradi, dagli argomenti alle scelte musicali, al non voler
più dividere né il palco né i pezzi con nessun altro in parole spicciole. Forse
per egocentrismo o perché semplicemente sono convinto che se si vuol
mandare avanti la baracca senza che nessuno si lamenti, devi fare scelte
oculate per le quali ognuno deve avere il proprio spazio, essere soffocato
non mi piace. I Wu-Tang sono una grande famiglia ma non fanno solo
album di gruppo, si lanciano in tanti progetti solisti, questo è un esempio
che mi viene al momento...
++ E’ estremamente interessante ciò che hai dichiarato tempo
fa “Da amante dell’hip hop non vedo la distinzione tra
underground e mainstream, è la qualità che fa la differenza,
basta guardare i milioni di dischi venduti dai Public Enemy...”.
Ecco, credo che sia proprio questa la giusta chiave di lettura,
soprattutto in Italia, dove molta gente “ascolta SOLO
underground” per presa di posizione...
La mia idea è che la qualità sia la cosa principale, se non l’unica! Major,
underground militante, gangsta, conscious, street… sono solo etichette,
più mentali che altro. Si può condividere o meno una scelta ma non
bisognerebbe soffermarsi solo su questo, voglio dire se ha valore il quadro
che hai dipinto me ne fotto se la cornice che ha è d’oro o di latta, valuto la
musica tralasciando il business che c’è dietro.
L’esempio che fai te sui Public Enemy calza in parte, altri tempi e altra
nazione oltre che altro colore di pelle, anni in cui per vendere non dovevi
scendere a compromesso perché l’hip hop era unico, non c’erano tutte
queste divisioni. Il sound dei P.E. era grezzo, sporco, cattivo e nei testi
sputavano su un sacco di icone nazionali come John Wayne o Elvis Presley,
altro che commerciale direi! Ora è ben diverso, la divisione tra backpacker
e mainstream è molto più marcata, anche se c’è più comunicazione visto
che trovi Eminem con Immortal Technique piuttosto che Jake One produrre
per la G-Unit. In Italia è diverso ma anche se mi caratterizza il pessimismo
non voglio essere totalmente negativo, ci sono oasi di “real hip hop” anche
qui, grandi realtà che spaccano aldilà di qualsiasi categoria, vedi Corveleno,
Bassi e Shocca, Maxi B ecc...
++ Altro tasto dolente dell’hip hop, è l’inquinamento causato
da Internet e non solo, che fa molta confusione. Hai affrontato
la questione molto duramente in “La mia cultura piange”,
parlaci del brano…
“La mia cultura piange” è un pezzo che solleva le problematiche del nostro
maltrattato hip hop, tutto questo sbandierare street-credibilità per ottenere
più views, fare featuring a pagamento per farsi notare. Ecco queste sono
le cose che mi fanno abbastanza schifo, dov’è finito il valore del talento e
dell’esperienza? Tutto si riduce in views per svoltare popolarità o contratti,
stanno divulgando questo modo di fare. Non voglio credere che per essere
apprezzati bisogna saper fare un cazzo, è più politica questa, non è musica.
Altro che strada! A me sembra che la scena si sia bloccata davanti ad un pc,
quanta gente parla di hip hop e non va alle serate, tanti non escono di casa
per comprarsi un disco ma si cercano il download sui siti, lamentiamoci che
non si hanno 10 euro per un cd con una murata di New Era alle spalle, mi
raccomando! Poi questa cosa di internerd è una cosa ridicola alle volte, c’è
chi s’improvvisa giudice, ci sono critici musicali da dietro un monitor e vai a
vedere, effettivamente non ne sanno un acca e pretendono di capirne due,
per non parlare degli insulti personali che poco hanno a che vedere con
l’hip hop. Io pensavo che la merda stesse fuori e invece mo sta dentro…
peccato, ma adesso è così, l’hip hop si è allargato e logicamente sporcato
di conseguenza, non che lo volessi a “circuito chiuso” a tutti i costi, sia ben
chiaro, solo che così tanta “mondezza” non me l’aspettavo.
Ecco, il pezzo in questione parla di questo, a giorni girerò un nuovo videoclip,
proprio de “La mia cultura piange”.
++ “Polvere alla polvere”, della quale è fuori il videoclip da
qualche settimana, rivela un po’ il motivo della scelta del titolo
del disco “Suicidio”. Per te cosa rappresenta questo disco, più
un traguardo raggiunto o un nuovo punto di partenza?
Sebbene il titolo faccia pensare ad una fine, per me è solo un inizio, al
massimo può essere una chiusura con certi discorsi passati. E’ sicuramente
un punto di partenza. “Polvere alla polvere” racchiude un po’ il concept
generale, è una sorta di storytelling, racconta le sensazioni di un suicida, i
suoi pensieri, le sue paure e le sue convinzioni.
Non è per niente metaforico, come del resto buona parte del disco, diretto,
per tratti drammatico, sarcastico ma anche autocelebrativo. Di pezzi
“sentiti” ce ne sono, toccherà pian piano scoprire le carte bombardando
di singoli il rap game!
++ Sei già impegnato nella creazione di un nuovo lavoro?
…And I can’t stop, and I won’t stop! Non ci si ferma mai, devo mantenermi
lucido e sentirmi vivo, scrivere pensare ideare costruire… E’ in lavorazione
un disco con Brain della crew Fuoco negli Occhi, con un concept di fondo
bello peso. Sto anche studiando un po’ il sequel del mio “Suicidio”, che si
chiamerà “Suicidio fallito”, disco naturalmente a medio-lungo termine. Ora
sono nella fase promozionale di questo, uscito pochi mesi fa, e lo sarò per
un bel po perché questo disco può darmi ancora qualche soddisfazione,
credo.
++ ++ Direi che il 2010 ti ha portato molte soddisfazioni, tra
il mixtape “Deadman”e il disco ufficiale ti sei dato molto da
fare e il risultato è stato il riscontro positivo dal pubblico che
ha dimostrato e dimostra rispetto ed affetto. Cosa ci dici al
riguardo?
Sono gratificato, il riscontro è stato molto positivo finora e per riscontro non
parlo in termini di vendite, che per essere un progetto underground stanno
andando molto bene, ma di feedback da parte delle persone, dei live show
che si prospettano e d’offerte interessanti per il futuro... Sono contento,
anche perché tutto questo ripaga un po’ dalle fatiche spese per elaborare il
mio “Suicidio”. Vediamo che succede, la strada è ancora lunga...
++ Qual è stato l’artista con il quale hai condiviso il palco più
volentieri? Ci sono feat che desidereresti fare in futuro?
Forse aver fatto parte di un crew assieme a Kento è una delle “influenze”
migliori che ho ricevuto, siamo molto diversi ma lo spessore va riconosciuto.
In futuro oltre che con lui collaborerò di certo con Corveleno, Quinto
Mondo, Esa, Shafy Click, Inkastro e Yazee, Mifrà, T-Mat, Jhonny Roy e
Brasca, Shocca, Ndrew, FNO…insomma gente con la quale ho anche affinità
personali oltre una profonda e reciproca stima artistica. Mi piace lavorare in
questo modo, come si faceva un tempo o meglio come si dovrebbe fare
sempre. Il ragazzino che si fa impressionare per un feat che hai su disco non
mi interessa, sentisse altro che tanto di merda per lui in questo periodo ne
fanno a sufficienza. Ho dei principi e tengo fede a quelli, per il resto come
si suol dire don’t give a fuck!
++Ti ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza Maddy e
come di consueto, spazio libero per dire cio’ che vuoi…
Grazie a voi intanto! Mi scuso per l’antipatia delle mie risposte (ride n.d.r.),
Un saluto a tutti, prendetevi “Suicidio” e poi se ritenete valida la roba
roba divulgate il verbo Madness. Il vero riconosce il vero! Peace.

                                                                          Testo|Eleonora Pochi
                                                                              Visual|Valdez
                                                                              Foto|Madness

Recensione album Suicidio Reviewed by Massimo Argo www.iyezine.com

Qui arriva la vecchia scuola hip hop, e son cazzi vostri. Primo disco per Lord Madness, che invece è sulla scena da molto tempo. Romano, attivo fin da pischello, milita in molti gruppi, tra i quali gli Inquilini sono i più famosi.
Amante della rima veloce e sciolta, le basi sono nettamente vecchia scuola, e il risultato è un gran disco di hip hop come se ne facevano anni fa, molto concreto e da sentire mille volte per capire tutte le sue sfacettature. Nel disco sono presenti alcuni momenti di stanca, ma sono fisiologici, poiché dopo tanti anni si aha talemtne tante cose da dire, che a volte si può fare confusione. Personalmente è uno dei migliori dischi di hip hop italiano che mi sia capitato di ascoltare ultimamente. Denso, fumoso e con mille input, bei flow e testi interessanti, tutto ciò che dovrebbe essere un disco hip hop di buona fattura. Daje.

TRACK LIST
Lord Madness - Suicidio (Trumen Records 2010)




  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it... [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D'Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l'inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L'ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/'99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin' sessione (RadioBomboclat live) (Bonus track)

sabato 30 aprile 2011

Recensione album Suicidio Reviewed by Andrea Cortellari www.fromthecourt.com

Se stiamo parlando di rap, ci sono pochi tratti della personalità artistica di un mc controversi quanto l’abilità tecnica.
Da una parte la mancaza di tecnica è giustamente il bersaglio delle critiche per il rapper di turno. Dall’altra il partito del “la tecnica è così tanta che ogni tanto mi sfuggono i concetti” è sempre largo di proseliti.
Le posizioni sono entrambe valide e dotate di peso specifico, specie quando si basano su critiche fondate. Ma bando ai discorsi in astratto.
Il Suicidio di Madness è un album che la dice lunga sulla capacità dell’mc capitolino di incastrare le rime. Arricchite di un surplus di extrabeat e giochi ritmici, i versi tolgono senza problemi ogni dubbio sulla validità dell’artista.
C’è questo. E ci sono i contenuti. Non sempre e non sempre in modo così chiaro, ma ci sono. Meglio, ci sono in quei brani che si discostano dal concetto di rima da battaglia, di presentazione spacchiusa, per scendere un po’ più in profondità, indagando l’io di Madness in maniera molto genuina, o per corroborare l’immaginario psicotico e paranoico dell’universo costruito traccia dopo traccia.
Suicidio è un disco in prima persona, con tanta goliardia e tanta oscurità, in un connubio che riesce ad essere a tratti anche intimo e personale, dando ragione della bravura di narratore di Madness – per la verità a volte nascosta – che rischia di passare semplicemente per un portatore di skills notevoli.
Le strofe sono complesse, i ritornelli semplici, a volte troppo, il risultato un disco potenzialmente schizofrenico, tra messa in scena ironica (La seduta), replica macchiettistica dei clichè (La costola di D’Annunzio) e introspezione, ben accompagnato dalla parte strumentale, curata da PEight, a base di un boom-bap piuttosto classico, solido e pulito, fatto qui di beat “d’accompagnamento” e lì di episodi più narrativi, a sottolineare i diversi mood messi in campo.
Suicidio è un album da non sottovalutare. Non necessariamente facile da digerire, con le scarse concessioni che fa a quanto non sia underground, sicuramente all’altezza del suo compito. Da sottolineare come particolarmente riusciti passaggi come Il talento della strada, piuttosto che 28/05/’99, ma qui ovviamente si sconfina nel gusto personale.

TRACK LIST
Lord Madness - Suicidio (Trumen Records 2010) 



  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it... [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D'Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l'inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L'ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/'99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin' sessione (RadioBomboclat live) (Bonus track)

giovedì 31 marzo 2011

Recensione album Suicidio Reviewed by Cisko www.hiphop.it

Suicidio ...rap tutto d'un fiato a 3 polmoni !!

Apro l’atteso cd di Madness dal titolo Suicidio... lo ascolto e lo riascolto .
In due parole rime velocissime e incastrate tra loro ..dico fra me e me..: “avrà registrato sicuramente in diversi step” …ma allora chissà se il suo live rende.
Giorni dopo live di Madness a Milano …lo ascolto e mi rimangio le mie parole... "'sto ragazzo è impressionante, oltre a stile c’ha davvero fiato!".



Facciamo un passo indietro con una piccola bio su Madness.
Per chi ancora non lo conosce:
Madness scopre il rap molto giovane, conosce Misho (Scimmie del Deserto) nel 97 con cui forma il duo dal nome Codice Personale, con cui realizza un demotape.
I Codice Personale si fondono di lì a poco con una storica crew, gli RHNegativo, per dare vita a DEFCODE…. qualcuno si ricorderà la compita “Eclissi”
(Parcheggio Abusivo / Good Stuff ).
Dopo quest’esperienza, Madness viene a contatto con la scena romana e co-fonda il gruppo Gli Inquilini (artisti già recensiti da hiphop.it).
Con questa formazione Madness esce con “Benvenuti nel paese dei mostri”.
In seguito questo lp viene ristampato con l’aggiunta di tracce inedite, dando vita a “Bentornato nel paese dei mostri”.
Dopo l’uscita di altri 2 album dai rispettivi titoli “il nuovo mondo” e “i mostri capitolo terzo”, Madness decide di lasciare il gruppo e di intraprendere la carriera da solista.
Nel 2007 in coppia col rapper Darmon King produce e mette in freedownload lo street album “Ruffneck Network”.
Un anno dopo esce “M.D.M.A.” e successivamente in versione remixata + 4 inediti “M.D.M.A. viola – da ‘ol' maddy bastard”.
2010 arriviamo finalmente a “Suicidio” il disco ufficiale di Madness.

Il cd risulta essere d'impatto già leggendo il titolo e osservando la copertina dell’album.
Ascolto e riascolto Suicidio, ... e devo ammetterlo non sempre tutto d’un fiato.
Madness ha molte qualità, usa trattare argomenti interessanti, adoperando, doppi sensi , metafore, paragoni, giochi di parole, rendendo l’album maturo e ben strutturato.
Il risvolto della medaglia è l'avere tra le mani un album che costringe l’ascoltatore sempre ad un attento ascolto delle tracce!
I beat sono in parte suonati e in parte campionati e danno il pieno merito alle produzioni di P-eight, beatmaker di Napoli.
Dopo un intro poco convincente si inizia a fare sul serio, ne è un esempio proprio la seconda e terza traccia “Spettacolo” e “Urla il mio nome” che evidenziano tutte le capacità tecniche e stilistiche di Madness.
Sempre tecnicamente interessanti ma forse eccessive nella provocazione “La costola di D’Annunzio” e “La seduta”.
Sentita e matura è la traccia “La mia vita in una lacrima”, con la partecipazione di Aleina D, dove MadNess fa un excursus di ricordi di vita, problemi, difficoltà e delusioni.
Altra traccia impegnativa risulta “L’ostia in bocca a satana”, dove con Inkastro, viene descritta una coscienza di strada dettata dalle esperienze segnate durante la vita.
“La mia cultura piange” è la classica traccia con attente e giuste critiche nei confronti di chi si avvicina purtroppo oggi con atteggiamenti sbagliati al mondo del rap …una bella traccia arricchina dagli scratch di dj Fuzz 10.
In “28/05/99”, su un rif melodico di chitarra, Madness racconta in prima persona un giorno che cambiò la sua esistenza.
Suicidio scorre abbastanza bene, anche se, come esposto sopra, nonostante molte volte siano presenti ritornelli facili, essendo un prodotto pieno di tecnica, è consigliato ad un ascoltatore attento e preparato onde non ritrovarsi immerso in una valanga di parole difficili da seguire.
A mio parere il cd è abbastanza valido, consigliabile ed apprezzabile per l'ampia fascia di ascoltatori che seguono il rap più metodico e sanno apprezzare in cuffia le tecniche metrico-stilistiche che lo compongono.

Consiglio, se avete l’opportunità, di andare ad un live di Madness, sono sicuro che non rimarrete delusi .

TRACK LIST
Lord Madness - Suicidio (Trumen Records 2010) 
  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it... [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D'Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l'inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L'ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/'99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin' sessione (RadioBomboclat live) (Bonus track)

mercoledì 16 marzo 2011

Recensione album Suicidio Reviewed by Vitto www.Hano.it

Cd di debutto nel mondo dei "grandi" per Lord Madness, dopo qualche produzione free.

Il titolo del disco non è di sicuro un inno all'allegria ma l'artista cerca attraverso dei beat "vecchia scuola" di spiegarne il motivo; l'album non è di per se allegro e Madness racconta abbastanza bene se stesso in alcune tracce autobiografiche (18.05.99 ad esempio). Il suo tentato suicidio l'ha segnato e si sente; con molto coraggio ha messo su carta e dopo riprodotto cantando parte delle sue turbe.

E' molto maturo, con una tecnica sopraffina, perforante ma fa paura quanto la fa apparire semplice senza sound troppo elettronici, senza effetti. Grezzo e diretto.
Un flow veloce ma comprensibile, rende piacevole l'ascolto di tracce (17 in totale) che superano spesso i 3 minuti e mezzo: non sono pesanti, al contrario, ricche di contenuti e non stancano se riascoltate.

Molto bella "La Costola Di D'Annunzio" con le partecipazioni  di Jesto e Pregio. Racconta in maniera abbastanza cruda il rapporto tra uomo e donna ma è molto simpatica.
Carine anche "L'ostia in Bocca a Satana" e "La mia Cultura Piange", consigliate.
"La Seduta" poi è una traccia proprio bella, il discorso tra Maddy e la sua analista, nel frattempo un paio di frecciate alla società.
Nel complesso non è male come lavoro, probabilmente il prossimo cd sarà quello della consacrazione ma questo è sicuramente un' ottima passerella per mettersi in mostra.

TRACK LIST
Lord Madness - Suicidio (Trumen Records 2010) 
  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it... [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D'Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l'inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L'ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/'99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin' sessione (RadioBomboclat live) (Bonus track)

giovedì 3 marzo 2011

GOLDWORD intervista Lord Madness

Sul finire del 2010 è uscito “Suicidio” (Trumen Records/Self), primo album solista per Lord Madness, artista capitolino molto attivo, da anni, sulla scena. Prima militando nella crew degli Inquilini (andate a recuperarvi il loro disco d’esordio!) poi proseguendo in solitario il proprio percorso artistico. Suicidio è un bel disco, con delle buone produzioni, potenti ma calde, ed un mc dal flow solido e rapidissimo. Per godere appieno di tutti gli incastri lessicali di Madness avrete bisogno di risentirvi i pezzi svariate volte, metafore e doppi sensi la fanno da padrone.
Abbiamo mandato un po’ di domande a Madness, e queste sono le sue risposte.

Deiv Parliamo un poco dell’album: come lo avevi pensato? E’ uscito come te lo immaginavi? Di chi sono le produzioni?
Madness Inizialmente la scrittura del disco era incentrata su rime tendenzialmente autocelebrative con un’attitude schizofrenica, poi nella mia vita qualcosa è cambiato facendo automaticamente emergere una voglia di espressività più profonda ed autobiografica. La tracklist ha questa particolarità, che in molti hanno notato, è come se “Suicidio” sia diviso in lato A e lato B, il primo piu tendente all’ironia e il secondo più drammatico. Da “buon” paranoico riscriverei tutto daccapo, ma ragionando in maniera razionale non posso che essere soddisfatto di come il prodotto sia uscito. Le produzioni sono affidate a Peight, per me un vero e proprio talento del beatmaking, volevo un sound vario ma allo stesso tempo omogeneo, ricercato ma che mantenesse un gusto classic shit, lui mi ha dato quello che cercavo.
Deiv Che tipo di suicidio è il tuo? Artistico, commerciale, umano?
Madness Il mio “Suicidio” è umano in quanto esperienza personalmente vissuta, raccontata dettagliatamente in qualche episodio del disco. Non è facile risultare credibili quando un concept del genere è stato gia affrontato abbondantemente, ho ancora la speranza che il vero riconosca il vero e sgami i pagliacci che dicono solo per provocazione gratuita. Lo potrei intendere anche come suicidio commerciale, ora che mi ci fai pensare, mettere sul mercato un progetto simile, con un gusto strettamente hip hop è davvero un suicidio, tenendo anche conto della complessità del mio rhyming. Però mi ritengo un combattente dalla nascita e le sfide mi affascinano quindi non mollo e miro ad allargare il mio bacino di utenza.
 Deiv Tu dici, all’inizio del disco, che sei di Roma Nomentana: puoi parlarci un po’ della scena romana?
Madness Io vengo da Roma Nomentana, periferia nord di Roma. Alle volte sono molto fiero della scena della mia città, alle volte un po meno, ma credo che questa sia una cosa normale, coesistono grandi artisti e grandi buffoni, c’ho fatto l’abitudine in verità, sottolineo che non sono nessuno per giudicare e che quando parlo in questi termini non lo faccio da rapper ma da ascoltatore, quindi come fruitore di rap, da metà degli anni 90, mi sento di poter dire anche io la mia a riguardo. Sono stanco anche di parlare di meritocrazia, cosa che nell’hip hop prima esisteva ed ora no, i metri di giudizio sono le views, le foto ritoccate, le richieste di amicizia e queste cazzate qua, si finisce per ritrovarsi mc scadenti spacciati per validi. Un gran calderone insomma
Deiv Chi sono le puttane del rap che chiami in causa nel tuo disco?
Madness Le puttane del rap sono chi predilige il curare l’aspetto estetico ignorando totalmente l’aspetto artistico, avere un personaggio forte non è cosa sbagliata, ma è sempre meglio prediligere la personalità al personaggio. Poi per me se hai bicipiti e lacca in testa, se vieni dalla strada, dalla galera o se hai milioni di fans sotto i 14 anni ecc… sinceramente non me ne fotte un cazzo, fammi sentire le rime che fai e soprattutto come le fai, il resto sono solo chiacchiere per parruccare la mancanza di talento e per cercare consensi da parte di un pubblico di non addetti ai lavori. Ecco chi sono le puttane del rap. Però potrebbero anche essere le bambine che mettono la scritta hip hop ben in vista sul loro facebook, non so… young bitchez iz wack
Deiv Il brano con gli insulti nella tua segreteria telefonica è esilarante. Quanto c’è di vero in quelle telefonate?
Madness Lo sai come mi è venuta in mente quella cosa? Ho notato questa tendenza del momento di infamare gli artisti, ho riflettuto un po su cosa può scattare nel cervello di una persona che sente un pezzo rap e lascia un commento dove ti augura la morte. Penso che l’invidia possa diventare una vera e propria malattia se vissuta in modo maniacale. Poi di solito l’invidioso è anche un coniglio perchè non trova mai la forza di darti un suo parere, seppur negativo, guardandoti negli occhi, tra l’altro è il primo che conosce ogni tuo pezzo a memoria e che appena esce qualcosa di tuo corre a sentirselo, è un gran fan, solo che l’invidia fa si che cerchi di nasconderlo anche a se stesso. Mi faccio vanto del fatto che chi mi ascolta è una persona con knowledge e con un senso oggettivo nella valutazione. “La segreteria telefonica di Maddy” è uno skit del tutto inventato…o forse no…dai nessuno mi ha mai augurato la morte, però se sarò famoso come Danny Amatullo mi insulteranno troppo lo so…
Deiv Cosa puoi dirci della tua militanza negli Inquilini? Che ricordi hai di quell’esperienza?
Madness Ricordo che ero giovane, inesperto, e con voglia di fare musica con gli amici, ricordo che inizialmente era divertente, ricordo i palchi insieme agli altri, ricordo la svolta etichetta, il disco nei negozi e i viaggi, ricordo anche che mi cominciavo a stancare di tante piccole cose che poi piccole a conti fatti non erano, non mi dilungherei sull’ argomento, ricordo anche la poca unità negli intenti e nei modi di vedere la musica, ricordo che mi ero rotto i coglioni di essere Madness degli Inquilini e volevo essere Madness e basta, in definitiva questo spiega tutto.
Deiv “L’mc più potente è quello col fisico più fragile.” Cosa intendi con questo?
Madness Sai quanto peso? Dai non te lo posso dire, però qualche kilo l’ho messo su, l’ amata amatriciana ha i suoi effetti benefici sul mio corpo anche se un po meno sul mio stomaco. Poi ho sbagliato nettamente, la parola fragile non è direttamente proporzionale all’ aumento di pubblico femminile, quindi spero che nessuno ne tenga conto e pensi a me come un rapper agile e longilineo più che fragile. Malgrado tutto la tenuta di fiato c’è!!! Alla fine la rima è solo un’immagine che vede me sul palco avventurarmi in metriche ai confini della realtà in mezzo ad altri rappers con spalle il doppio delle mie a petto nudo e con una pistola infilata nei jeans… hehehe.

sabato 1 gennaio 2011

Recensione album Suicidio Reviewed by Antonio Scicchitano www.infooggi.it

“Suicidio” è il disco d’esordio di Lord Madness. Un lavoro che si presenta diretto, netto, duro. Senza “Se” e senza “Ma”. Questo è un elemento importante, che mi preme sia chiaro sin da subito. Il disco che vi potreste trovare tra le mani è energico, nato dall’esigenza del rapper romano di distaccarsi con qualità da tutti quei sedicenti artisti Hip Hop che cercano il facile consenso attraverso stereotipi fin troppo comuni nell’attuale scena rap italiana. Dotato di una notevolissima capacità tecnica, che riversa in metriche al fulmicotone e rime mai fine a se stesse, Lord Madness affronta con creatività i più disparati argomenti. Dal racconto di una tragica giornata che cambiò il corso della sua vita per sempre “28/05/99” alle folle ed ironiche autoanalisi d’una seduta psicanalitica “La seduta”. Dal lasciarsi andare alla descrizione di un visionario viaggio all’interno del proprio subconscio “Kurt Kobain” a non farsi mancare nemmeno una sfrontata e divertente provocazione sulla sessualità “La costola di D’Annunzio”.
Come se tutto ciò non dovesse bastare, alla produzione di “Suicidio” troviamo Peight, uno dei beat-maker più talentuosi che la scena italiana possa attualmente offrire. Fanno eccezione “This is Madness”, la cui base è opera di Fuzz10, il Dj che ha curato tutti gli scratch del disco e “Smokin’ sessione”, gustoso frutto della mente del solido producer romano Brasca. A corredo di quanto appena detto, credo sia doveroso fare una menzione ai featuring di questa notevolissima fatica discografica. Ne “La costola di D’Annunzio”, si affaccia sulle rime dello stereo il romano Jesto, performer dalla notevole personalità e in “L’ostia in bocca a Satana” il milanese Inkastro dimostra con potenza il perchè sia una delle realtà più importanti dell’ambiente ungerground italiano.
Da sottolineare che l’album è stato prodotto senza la forza d’una casa discografica “Mainstream”, ma appoggiandosi solo su di una media, ma solida distribuzione come quella della Self e, sopratutto, su tanto cuore e voglia di mettersi in gioco. La forza del disco è il talento di un artista che ha molto da dire sia dal punto di vista dei contenuti sia per il suo sound davvero coinvolgente. Un talento della strada che, al di là che possa piacere o meno, compie alla perfezione il suo compito, e cioè quello di comunicare schegge di vita e smuovere pareri, come ogni disco Hip Hop dovrebbe fare.

TRACK LIST
Lord Madness - Suicidio (Trumen Records 2010)
  1. This is Madness
  2. Spettacolo
  3. Urla il mio nome (Maddy delirio)
  4. Keep it... [Feat. Levante]
  5. Il talento della strada
  6. La costola di D'Annunzio [Feat. Jesto e Pregioman]
  7. La seduta [Feat. Larri]
  8. La segreteria telefonica di Maddy (skit)
  9. Solo l'inizio
  10. La mia vita in una lacrima [Feat. Aleina D]
  11. L'ostia in bocca a Satana [Feat. Inkastro]
  12. Einstein mastermind
  13. La mia cultura piange
  14. Kurt Kobain [Feat. Indo]
  15. 28/05/'99
  16. Polvere alla polvere [Feat. Woofer]
  17. Smokin' sessione (RadioBomboclat live) (Bonus track)