martedì 3 maggio 2011

Moodmagazine, il numero 7 intervista a Lord Madness


“Suicidio” fuori da settembre 2010 è il primo album ufficiale del
Lord più pazzo d’Italia. Un trionfo di rime e tecnica che innalza
la bandiera, se c’è, dell’hip hop italiano. Madness dimostra
con quest’album che il cammino intrapreso più di dieci anni
fa è stato proficuo, la sua maturità artistica e professionale
sono oramai d’un certo spessore. Breve chiacchierata con lui,
parlando della sua nuova carriera solista, del suo Suicidio, di
quello –probabilmente- fallito e dei suoi progetti futuri.
++ Sono passati quindici anni dalle tue prime auto produzioni,
eppure solo nel 2010 esce il primo disco solista ufficiale.
Sintomo che il tuo fare è guidato da un amore profondo verso
l’hip hop più che ad un desiderio soggettivo di voler emergere.
Spiegaci, anzitutto, cosa ti ha spinto a lasciare Gli Inquilini
e cosa loro hanno lasciato te, anche se da quel momento la
strada intrapresa è stata differente.
Credo fermamente che la passione sia la base di qualsiasi forma artistica e
laddove non ce ne fosse, è evidente che si partirebbe col piede sbagliato
e ci si approccerebbe all’arte in maniera distorta. Soprattutto nel rap, o c
è passione oppure meglio starne fuori, perché non è pop music, è musica
di nicchia e difficilmente avrai riflettori puntati, a meno che non sei più
“personaggio” che “artista”, ma questo è un altro discorso. Poi è normale...
si cresce in ciò che si fa e se l’audience aumenta, di conseguenza aumenta
anche la voglia di emergere, gli ego-tripping sono parte integrante del
rapper, ma comunque è una questione soggettiva.
A parte le vicende personali, che preferirei tralasciare, ho scelto di
abbandonare “il condominio” perché ho avvertito personalmente l’esigenza
d’esprimermi a 360 gradi, dagli argomenti alle scelte musicali, al non voler
più dividere né il palco né i pezzi con nessun altro in parole spicciole. Forse
per egocentrismo o perché semplicemente sono convinto che se si vuol
mandare avanti la baracca senza che nessuno si lamenti, devi fare scelte
oculate per le quali ognuno deve avere il proprio spazio, essere soffocato
non mi piace. I Wu-Tang sono una grande famiglia ma non fanno solo
album di gruppo, si lanciano in tanti progetti solisti, questo è un esempio
che mi viene al momento...
++ E’ estremamente interessante ciò che hai dichiarato tempo
fa “Da amante dell’hip hop non vedo la distinzione tra
underground e mainstream, è la qualità che fa la differenza,
basta guardare i milioni di dischi venduti dai Public Enemy...”.
Ecco, credo che sia proprio questa la giusta chiave di lettura,
soprattutto in Italia, dove molta gente “ascolta SOLO
underground” per presa di posizione...
La mia idea è che la qualità sia la cosa principale, se non l’unica! Major,
underground militante, gangsta, conscious, street… sono solo etichette,
più mentali che altro. Si può condividere o meno una scelta ma non
bisognerebbe soffermarsi solo su questo, voglio dire se ha valore il quadro
che hai dipinto me ne fotto se la cornice che ha è d’oro o di latta, valuto la
musica tralasciando il business che c’è dietro.
L’esempio che fai te sui Public Enemy calza in parte, altri tempi e altra
nazione oltre che altro colore di pelle, anni in cui per vendere non dovevi
scendere a compromesso perché l’hip hop era unico, non c’erano tutte
queste divisioni. Il sound dei P.E. era grezzo, sporco, cattivo e nei testi
sputavano su un sacco di icone nazionali come John Wayne o Elvis Presley,
altro che commerciale direi! Ora è ben diverso, la divisione tra backpacker
e mainstream è molto più marcata, anche se c’è più comunicazione visto
che trovi Eminem con Immortal Technique piuttosto che Jake One produrre
per la G-Unit. In Italia è diverso ma anche se mi caratterizza il pessimismo
non voglio essere totalmente negativo, ci sono oasi di “real hip hop” anche
qui, grandi realtà che spaccano aldilà di qualsiasi categoria, vedi Corveleno,
Bassi e Shocca, Maxi B ecc...
++ Altro tasto dolente dell’hip hop, è l’inquinamento causato
da Internet e non solo, che fa molta confusione. Hai affrontato
la questione molto duramente in “La mia cultura piange”,
parlaci del brano…
“La mia cultura piange” è un pezzo che solleva le problematiche del nostro
maltrattato hip hop, tutto questo sbandierare street-credibilità per ottenere
più views, fare featuring a pagamento per farsi notare. Ecco queste sono
le cose che mi fanno abbastanza schifo, dov’è finito il valore del talento e
dell’esperienza? Tutto si riduce in views per svoltare popolarità o contratti,
stanno divulgando questo modo di fare. Non voglio credere che per essere
apprezzati bisogna saper fare un cazzo, è più politica questa, non è musica.
Altro che strada! A me sembra che la scena si sia bloccata davanti ad un pc,
quanta gente parla di hip hop e non va alle serate, tanti non escono di casa
per comprarsi un disco ma si cercano il download sui siti, lamentiamoci che
non si hanno 10 euro per un cd con una murata di New Era alle spalle, mi
raccomando! Poi questa cosa di internerd è una cosa ridicola alle volte, c’è
chi s’improvvisa giudice, ci sono critici musicali da dietro un monitor e vai a
vedere, effettivamente non ne sanno un acca e pretendono di capirne due,
per non parlare degli insulti personali che poco hanno a che vedere con
l’hip hop. Io pensavo che la merda stesse fuori e invece mo sta dentro…
peccato, ma adesso è così, l’hip hop si è allargato e logicamente sporcato
di conseguenza, non che lo volessi a “circuito chiuso” a tutti i costi, sia ben
chiaro, solo che così tanta “mondezza” non me l’aspettavo.
Ecco, il pezzo in questione parla di questo, a giorni girerò un nuovo videoclip,
proprio de “La mia cultura piange”.
++ “Polvere alla polvere”, della quale è fuori il videoclip da
qualche settimana, rivela un po’ il motivo della scelta del titolo
del disco “Suicidio”. Per te cosa rappresenta questo disco, più
un traguardo raggiunto o un nuovo punto di partenza?
Sebbene il titolo faccia pensare ad una fine, per me è solo un inizio, al
massimo può essere una chiusura con certi discorsi passati. E’ sicuramente
un punto di partenza. “Polvere alla polvere” racchiude un po’ il concept
generale, è una sorta di storytelling, racconta le sensazioni di un suicida, i
suoi pensieri, le sue paure e le sue convinzioni.
Non è per niente metaforico, come del resto buona parte del disco, diretto,
per tratti drammatico, sarcastico ma anche autocelebrativo. Di pezzi
“sentiti” ce ne sono, toccherà pian piano scoprire le carte bombardando
di singoli il rap game!
++ Sei già impegnato nella creazione di un nuovo lavoro?
…And I can’t stop, and I won’t stop! Non ci si ferma mai, devo mantenermi
lucido e sentirmi vivo, scrivere pensare ideare costruire… E’ in lavorazione
un disco con Brain della crew Fuoco negli Occhi, con un concept di fondo
bello peso. Sto anche studiando un po’ il sequel del mio “Suicidio”, che si
chiamerà “Suicidio fallito”, disco naturalmente a medio-lungo termine. Ora
sono nella fase promozionale di questo, uscito pochi mesi fa, e lo sarò per
un bel po perché questo disco può darmi ancora qualche soddisfazione,
credo.
++ ++ Direi che il 2010 ti ha portato molte soddisfazioni, tra
il mixtape “Deadman”e il disco ufficiale ti sei dato molto da
fare e il risultato è stato il riscontro positivo dal pubblico che
ha dimostrato e dimostra rispetto ed affetto. Cosa ci dici al
riguardo?
Sono gratificato, il riscontro è stato molto positivo finora e per riscontro non
parlo in termini di vendite, che per essere un progetto underground stanno
andando molto bene, ma di feedback da parte delle persone, dei live show
che si prospettano e d’offerte interessanti per il futuro... Sono contento,
anche perché tutto questo ripaga un po’ dalle fatiche spese per elaborare il
mio “Suicidio”. Vediamo che succede, la strada è ancora lunga...
++ Qual è stato l’artista con il quale hai condiviso il palco più
volentieri? Ci sono feat che desidereresti fare in futuro?
Forse aver fatto parte di un crew assieme a Kento è una delle “influenze”
migliori che ho ricevuto, siamo molto diversi ma lo spessore va riconosciuto.
In futuro oltre che con lui collaborerò di certo con Corveleno, Quinto
Mondo, Esa, Shafy Click, Inkastro e Yazee, Mifrà, T-Mat, Jhonny Roy e
Brasca, Shocca, Ndrew, FNO…insomma gente con la quale ho anche affinità
personali oltre una profonda e reciproca stima artistica. Mi piace lavorare in
questo modo, come si faceva un tempo o meglio come si dovrebbe fare
sempre. Il ragazzino che si fa impressionare per un feat che hai su disco non
mi interessa, sentisse altro che tanto di merda per lui in questo periodo ne
fanno a sufficienza. Ho dei principi e tengo fede a quelli, per il resto come
si suol dire don’t give a fuck!
++Ti ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza Maddy e
come di consueto, spazio libero per dire cio’ che vuoi…
Grazie a voi intanto! Mi scuso per l’antipatia delle mie risposte (ride n.d.r.),
Un saluto a tutti, prendetevi “Suicidio” e poi se ritenete valida la roba
roba divulgate il verbo Madness. Il vero riconosce il vero! Peace.

                                                                          Testo|Eleonora Pochi
                                                                              Visual|Valdez
                                                                              Foto|Madness

Nessun commento:

Posta un commento